Nel campo degli studi urbani negli ultimi anni si è stratificata una vasta produzione scientifica che indaga l’azione dal basso nelle sue diverse forme, dalle forme di pura autorganizzazione fino a forme ibride che collaborano con gradi più o meno intensi con la pubblica amministrazione. Guardando a queste pratiche che aspirano a cambiare parti di città, quartieri e territori, emerge la necessità di leggerle nella relazione con l’“azione pubblica” (intesa come esito della convergenza verso un interesse collettivo dell’azione di soggetti diversi, istituzionali e non), come spinta al ripensamento delle modalità di pensiero, di azione e degli strumenti stessi del governo del territorio.
Questo comporta una riflessione indirizzata a cogliere la capacità delle pratiche dal basso non solo di produrre cambiamento sociale e territoriale, ma anche di incidere sulle forme dell’“azione pubblica”, intesa appunto come un campo di interazioni che coinvolge le istituzioni e la complessa rete di attori della scena urbana e territoriale.
Diversi sono i concetti che nel dibattito scientifico vengono utilizzati per descrivere la costruzione di contesti collaborativi tra istituzioni e società (co-produzione, co-progettazione, co-programmazione, co-città ecc.). Si tratta perlopiù di termini-ombrello adottati in maniera spesso acritica, lasciando a margine, ad esempio, il ruolo del conflitto, gli effetti dell’istituzionalizzazione e il rischio di de-politicizzazione, o al contrario in alcuni casi i meccanismi di politicizzazione.
Allo stesso tempo, pur evocando in diversi casi concetti come quelli di apprendimento reciproco, poche ricerche fanno emergere chiaramente in cosa consista tale apprendimento, a quali livelli avvenga e chi apprenda da chi, se le istituzioni possano apprendere dalle pratiche dal basso (e modificare il proprio funzionamento di conseguenza), se l’“azione pubblica” si modifichi sotto l’effetto di processi collaborativi e in che modo, cosa avvenga alle stesse pratiche dal basso quando entrano in relazione con gli attori istituzionali.
Nel quadro sinteticamente richiamato, il Convegno TracceUrbane 2024 si propone di stimolare una riflessione interdisciplinare, con particolare attenzione ad approcci di tipo etnografico, sui meccanismi di interazione tra istituzioni e società civile, entrando dentro le dinamiche di questi processi relazionali di produzione di conoscenza e azione. Focus della conferenza sono pertanto gli “spazi intermedi”, intesi come contesti ibridi tra istituzionale e non- istituzionale, che si costruiscono e continuamente si ridefiniscono per sviluppare questo campo di interazione tra governi locali e pratiche dal basso.
Il convegno si articola in tre sessioni tematiche che nel loro insieme supportano una riflessione che pone al centro la relazione tra istituzioni e pratiche dal basso a partire da tre possibili punti di vista: quello a partire dalle istituzioni, quello a partire dalla società civile, e quello intermedio. Più specificamente, la prima sessione si focalizza sulla costruzione di “spazi intermedi”, contesti ibridi fisici e/o immateriali, intesi come luoghi dell’interazione tra istituzionale e non istituzionale; la seconda sessione parte dai meccanismi istituzionali per comprendere come le istituzioni agiscono e che tipo di campi di interazione possono generare, come si può ripensare il loro ruolo, se e come sono in grado di apprendere dalla relazione con le pratiche dal basso; la terza sessione propone invece una rilettura critica delle azioni dal basso guardando alla loro effettiva capacità di agency e cambiamento e provando a capire se nella relazione con le istituzioni gli stessi attori della società civile sono in grado di apprendere e mutare le proprie forme di coinvolgimento o se i processi di istituzionalizzazione finiscano per fagocitare innovazioni e processi di cambiamento.